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Esistono KPI in grado di misurare in maniera oggettiva il livello di inclusività di un territorio e di una destinazione turistica? Come certificare che le azioni, le strutture e i servizi di un paese o di una città sono pensati per abbracciare e rispettare le diversità etniche, religiose, di sesso e cultura?
Non c’è mese migliore di questo Pride Month per affrontare la questione.

L’inclusività: caratteristica imprescindibile di un territorio sostenibile

Di inclusività abbiamo parlato di recente nel corso di HIDDEN, l’evento organizzato da TWOW dedicato al tema della diversità e dell’inclusione.

Mirko Lalli, il nostro CEO e founder, è stato invitato ad affrontare questa tematica dal punto di vista turistico.

Gli ultimi anni hanno visto esplodere trend nuovi e trasversali a livello sociale e culturale. La pandemia ha accelerato il cambio di paradigma riguardo a molte tematiche: è cambiato il modo in cui acquistiamo, quello in cui ci prendiamo cura di noi stessi, è cambiato il modo in cui lavoriamo e percepiamo il lavoro, c’è persino una maggiore consapevolezza e attenzione riguardo alla questione della salute mentale.

È cambiato molto anche il modo in cui percepiamo i temi legati all’inclusività: le persone sono diventate estremamente sensibili a questo aspetto e ci sono decine di studi che testimoniano come le aziende più inclusive siano in grado di ottenere performance migliori in termini di giro d’affari, di revenue e di attrattività sui talenti.

L’inclusività è un valore fortemente interconnesso con un altro tema caldo esploso negli ultimi mesi: la sostenibilità.

Basta passare in rassegna i 17 Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 dell’ONU, per rendersi conto che essere sostenibili significa anche operare rispettando la “parità di genere” (SDG 5) e la “riduzione delle disuguaglianze” (SDG 10).

Per essere sostenibili bisogna essere anche inclusivi – conferma Mirko Lalli – e una destinazione sostenibile deve essere necessariamente anche inclusiva.”

“Una destinazione sostenibile deve essere necessariamente anche inclusiva.”

La necessità di misurare l’inclusività e la sostenibilità delle destinazioni turistiche

Per costruire destinazioni realmente sostenibili e inclusive, non si può prescindere da una misurazione oggettiva dei dati a disposizione.

In Data Appeal ci poniamo l’obiettivo di trasformare i dati in uno strumento concreto ed efficace di crescita, per questo ci siamo chiesti se e come fosse possibile misurare l’inclusività di un’azienda e di un territorio. Sfruttare i dati disponibili per calcolare in che misura un’azienda, un’organizzazione e persino un territorio siano in grado di promuovere la coesistenza e la valorizzazione delle differenze.

Oggi stiamo lavorando per costruire KPI, ossia degli indicatori universali, in grado di raccontare delle storie complesse in maniera semplice. Mostrare in tempo reale a una destinazione se sta operando nel modo giusto per raggiungere il proprio obiettivo.

Il Fair Index, un indicatore a cui abbiamo lavorato con Onde Alte nel corso del 2020 e 2021 ad esempio, è un indicatore composito che prende in esame da un lato la comunicazione e dall’altro la reputazione del brand. L’indice raccoglie e interpreta i dati per capire le performance del soggetto su tutte le tematiche che hanno un impatto sociale.

Grazie al lavoro sul Fair Index ci siamo resi conto che la sensibilità su questi temi è molto cresciuta, non solo tra i consumatori, ma anche tra le aziende stesse.

Per le destinazioni turistiche essere in grado di misurare in pochi minuti il proprio livello di sostenibilità e inclusività sarà una questione cruciale nei prossimi anni, perché il pubblico è sempre più sensibile e influenzato da queste tematiche nelle scelte di acquisto.

Costruire nuovi KPI oggettivi e universali

Tutti gli organismi internazionali, come WTO, ETC, e l’Organizzazione del Turismo delle Nazioni Unite, stanno mettendo al centro della discussione l’aderenza dei territori agli SDG dell’Agenda 2030. Ma di fatto ad oggi, la grande maggioranza di certificazioni disponibili sono emesse da enti privati o forme di autocertificazione,” continua Mirko Lalli.

Così abbiamo iniziato a lavorare per costruire il Destination Sustainability Index, un indicatore per misurare l’efficacia delle azioni intraprese per rendere la destinazione più ecologica, inclusiva e sostenibile.

Siamo partiti dal framework dei 17 SDG dell’Agenda 2030, lo abbiamo applicato al questionario ETIS, un format ufficiale, e abbiamo attinto a un ampio set di dati provenienti sia da fonti open online, sia immagini satellitari, per costruire un sistema automatico e scalabile a livello globale in grado di misurare le performance a livello territoriale utilizzando lo standard internazionale delle Bing Tiles.

Per ora abbiamo rilasciato e siamo in grado di monitorare 4 aspetti della sostenibilità turistica: ambiente, economia, governance e società.

Si tratta di un KPI che permette di ottenere in tempo reale via API un benchmark su qualsiasi destinazione, sia questa un paese intero, una regione, una città o un’area specifica.

Il prossimo passo? Aiutare i territori a generare attraverso il turismo un impatto positivo sulle stesse comunità locali.

L’inclusività è uno degli aspetti più importanti di questo concetto esteso di sostenibilità e responsabilità turistica di una destinazione. Se potremo misurarla, la renderemo tangibile e dunque reale.”

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